Matteo Gatti, Emanuele Magri, Francesco Pacelli
Matteo Gatti, Emanuele Magri, Francesco Pacelli
a cura diBianca Basile
Sono posti in dialogo i lavori di tre artisti differenti per età e modalità espressivo-formali, accomunati però da una domanda di senso intorno ai possibili sviluppi, anche negativi, del ruolo dell’umanità all’interno del processo evolutivo.
Davanti al concetto di evoluzione della specie viene spontaneo pensare alle leggi di Darwin e alla loro integrazione con la genetica, basi della moderna teoria sull’argomento, il Neodarwinismo. È ormai scientificamente consolidata la tesi per cui la variazione genetica all’interno di una popolazione si generi in modo casuale da mutazioni -che la scienza dei geni ha in parte attribuito ad errori nella replicazione del DNA- e da ricombinazioni dei cromosomi durante la duplicazione cellulare. La presa di coscienza, sempre più precisa, dei meccanismi di questo processo “naturale” ha portato e continua a portare l’uomo a intervenire sullo stesso in modo attivo. All’interno di questo meccanismo si sono aggiunti elementi, provenienti dalla ricerca e dallo sviluppo in campo tecnologico, che hanno profondamente mutato il concetto di essere umano. Ciò di cui ancora non si ha piena coscienza e quali possano essere gli effetti causati da queste contaminazioni nel lungo periodo. Il fuoco, la pelliccia, l’arco e le frecce, la ruota, la macina, il focolare e successivamente la carrozza, il servizio postale, il telefono, l’orologio, l’auto, l’aereo, sino ad arrivare all’ultimo modello di smartphone, sono tutti strumenti che hanno amplificato i limiti delle capacità umane. Singolare è però quanto simbiotico sia diventato il rapporto tra essere umano-soggetto e strumento-oggetto; svariati i casi in cui tale tipo di relazione è paritaria (se non invertita) e immediatamente percepibile: basti pensare a un uomo tenuto in vita dal pacemaker o ai sistemi di intelligenza artificiale che renderanno la guida delle automobili autonoma. Partendo da tali considerazioni che fanno parte dell’oggi e tenendo presenti alcune tra le tendenze umane più forti e ossimoriche, ovvero quella all’evoluzione continua e quella all’auto-sabotaggio (in)conscio, gli scenari futuri possono essere infiniti, le mutazioni plurime, l’antropomorfismo un ricordo, nel senso che il mind uploading porterà l’uomo ad assumere lo stato fisico di pensiero. Tecnologia e biologia si intersecano progressivamente, in modo da rendere sempre più sottile il confine tra le due accezioni.
Innesti, mostra collettiva ideata in occasione di Walk-In Studio festival, all’interno dello studio di Emanuele Magri, si pone come momento critico di riflessione su tematiche proprie della condizione umana contemporanea, ponendo in dialogo il lavoro di tre artisti differenti per età e modalità espressivo-formali, accomunati tuttavia da una domanda di senso intorno ai possibili sviluppi, anche negativi, del ruolo dell’umanità all’interno del processo evolutivo.