Mia cara provvisorietà

di Piermario De Angelis

Senza vergognarsi troppo

martedì 5 ottobre 2021

Zone: 5 - Vigentino, Chiaravalle, Gratosoglio

Si respira un’atmosfera familiare da ‘Terminus Digital Art’, studio di progettazione multimediale che, assecondando la propria vocazione rivolta a creare storie immersive, diventa scenografia viva del dialogo tra Lidia Bianchi e Silvia Bigi. La mostra è a cura di Franco Cesare Zanetti, Pierpaolo Ceccarini e Beatrice Fortino. “Senza vergognarsi troppo” è un titolo che sa di accoglienza ed empatia; forse, per qualcunə, può diventare anche portatore di redenzione, sollievo, come fosse una molla che spinge a rivedersi in maniera magnanima senza passare per quelle tappe, apparentemente obbligate, dell’autocritica e della rigida valutazione di sé. Questo sguardo rinnovato si ritrova in tutti i frammenti, gli appunti, le prove e gli scarti esposti nello spazio: tracce di progetti passati che lə artistə riprendono per valorizzarne quella provvisorietà che da difetto - scarto - diventa ora parte di una nuova storia possibile, arricchita anche da una video installazione realizzata daə ragazzə dello studio. “Senza vergognarsi troppo” è un’immersione delicata nella parzialità di ogni momento del processo creativo. Sono gli elementi presenti in mostra a fare intuire ciò: la particolarità della sempre cangiante grafia della Bianchi che accompagna le diverse stampe tentate in occasione di una serie fotografica, il sasso che l’artista raschiò mentre studiava all’Accademia di Brera, le bustine, con dentro la polvere ottenuta, ritrovate casualmente durante un trasloco e ora ritornate alla luce, le sagome manchevoli di alcuni acquerelli della Bigi, le piccole ampolle piene di pigmento ottenuto grattando la superficie di alcune fotografie. Sono esempi che servono ad evocare quella distanza tra l’irregolarità del tentativo e la nitidezza del progetto concluso: questo spazio intermedio con cui lə artistə si riappacificano con un gioco liberatorio, abitandolo e consegnandolo allo sguardo dei visitatori. Ognuno è invitato a mettere insieme i pezzi - e ad immaginarne altri- di questa storia infinita in cui non c’è messaggio né traiettoria sicura, ma solo intervalli in cui fermarsi, senza vergognarsi troppo.