Piccola significante unità modulare

di Elisa Muscatelli

Nessi

Sabato 24 ottobre 2020

Zone: 2 - Stazione Centrale, Gorla, Turro, Greco, Crescenzago

Tante cose, anche se il termine cose non mi piace perché troppo generico, tanti oggetti, anche se oggetti risulta troppo neutro per le storie di cui sono carichi, tanti feticci. Dopo vari ripensamenti quest’ultimo credo sia il termine più adatto per descrivere Studio C nel suo ultimo giorno di apertura per Walk-In Studio.

Un feticcio è per definizione un oggetto inanimato al quale viene attribuito un potere magico o spirituale, in questo caso, quello delle relazioni. Legami, nessi, collegamenti, piccole reti di contatti che Concetta Modica amalgama con l’abilità della ceramista tra i vari pezzi presenti nello studio. Una piccola nicchia accoglie un abito di Sandro Cristiani, cucito nel 1967 sulle forme del proprio corpo, indossato, toccato da mani di amici e sconosciuti, lavato a mano, appeso nell’armadio, rindossato da poco.  È interessante come, mi spiega l’artista, le misure del corpo siano in costante mutamento, così come le relazioni intime e sentimentali.

Il tema delle relazioni è di richiamo alle parole di apertura della descrizione fatta per lo studio, Ubuntu, ciò che io sono dipende da ciò che siamo tutti; se sia un pensiero ecologico, pessimista o preveggente dei tempi Covid, lo lascio scegliere a voi. Al seguito di questo tema, un imponente tavolo-piedistallo disegnato da Giovanni Calvi si offre come elemento portante del libro Racconto Di20 di Concetta Modica e Sophie Usunier, una descrizione visiva delle opere di vari artisti che hanno riassunto ad alcuni ascoltatori il loro lavoro in 20 minuti, lasciandogli poi la possibilità di dare forma figurativa all’opera attraverso disegni. Dietro al tavolo le opere di Modica sono posizionate una accanto all’altra, alcune incomplete, altre riposte in modo accurato in cornici e teche, e sotto, quasi sul pavimento, una serie di libri tra cui Le Storie, di Erodoto. Le storie sono estremamente importanti, delicate, molte volte sovrapposte, e Concetta ritorna a sfogliare le pagine del libro. Si susseguono diversi schizzi, differenti stili, calligrafie, occupazione dello spazio sul foglio, eppure, tutti alle prese nella descrizione della stessa opera. Ubuntu non è solo una presa di consapevolezza e responsabilità, ma la possibilità di creazione di uno spazio mentale condiviso, che diviene forte ed interessante grazie alla diversità di cui è partecipe.