La collettiva DarkHawaii

di Federico Poni

DarkHawaii

Mercoledì 21 ottobre 2020

Zone: 5 - Vigentino, Chiaravalle, Gratosoglio

L’etimologia del nome dello spazio espositivo dove viene ospitata la collettiva DarkHawaii può dare subito una chiave di lettura non di poca importanza: Omuamua, in hawaiano antico, significa “messaggero che arriva per primo da lontano". Omuamua è anche il nome dato al primo asteroide interstellare rilevato nel 2017 dall’osservatorio astronomico hawaiano di Haleakala.
L’avvenimento, associato alla parola hawaiana, suona come un momento epifanico, una rivelazione dataci da un corpo esterno alla nostra sfera di sapere visibile. Nel 2020, forse, c’è una necessità comune di trovare una nuova espressione divina che affondi le radici in diverse realtà, tra passato e futuro, per determinare un presente perennemente incerto che oscilla tra una “oscurità siderale e luminosità tropicale, tra isolamento estremo e condivisione eccessiva”. Dodici artist* propongono pratiche in un ambiente oscuro, silenzioso, galvanizzato da teli di pellicola che accolgono gli spettatori come in un neotopos sacro. Misteri plastici, misteri digitali, misteri sonori: un trittico che plasma un’esperienza sfuggevole, un'esperienza che lascia in sospeso, una visione prospetticamente altra.
Bicordi vocali e una proiezione di luce creano una genesi: Valentina Maggi Summo presenta Landscape of Paradox, un'installazione audio che risuona come un lungo mantra seguita da una proiezione video pura. Si incontra poi una figura mitologica che vive nella rete, creata da Luca Pozzi: da vita ad Arkanian Shenron, un drago che assume facoltà di linguaggio quando i muoni, delle particelle elementari, passano per un rilevatore di particelle installato nella versione fisica di bronzo del drago, che è delocalizzato. Si rivela a noi tramite un account twitter. Un altorilievo di legno scolpito con il laser, Rocaille di Mirko Canesi e le impressioni di sapore alchemico Full Moon Party di Gianluca Arienti dialogano creando un paesaggio onirico. Nella simulazione geologica Digressioni sul volo del simbionte, Lorenzo D’Alba crea un cortocircuito plastico nella quale l’argilla polimerica si plasma in eventi speleologi artificiali. L’opera viene seguita da una introspezione e una estroversione rispettivamente di Emanuele Resce ed Emanuele Caprioli, due sculture con due estetiche differenti, un monolite e una sfera luminosa. Le nature morte di Camilla Rocchi e Matilde Sambo sono due installazioni dove in entrambe le opere è presente un portale tra l’organico, l’inorganico e il digitale: metamorphic organisms specula su esseri antichi dialoganti con una pura interferenza di segnale da una televisione; I SAW YOU spalma delle immagini in movimento non definite su quattro elementi con proprietà differenti: calcare, bronzo, un ramo di fico essiccato e cera, elementi con gradi empirici differenti. La serie di rivelazioni si conclude con delle opere occulte, Alessandro Simonini propone Studio per Atalanta Fugiens, delle stampe con una estetica esoterica visibili tramite lampade UV e lo studio Be Part presenta un’animazione in realtà aumentata, Space Oddity.